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ZACK E ALEKSEI by Albi


Quando Zack aveva notato Aleksey in palestra la prima volta, si era divertito un po' a guardarlo allenarsi. Il ragazzino russo sembrava metterci tutta l'energia e la determinazione che aveva ma Zack si tratteneva dal ridere quando vedeva i pesi e i carichi che usava. I piccoletti che si sforzavano lo avevano sempre fatto divertire e lui, dall'alto del suo metro e 85, li aveva sempre guardati dall'alto in basso.
Poi un giorno Aleksey si era alzato dalla panca piana con la faccia completamente rossa dallo sforzo e Zack si era messo a ridere. "Sai, devi ridurre il peso se non ci riesci" gli aveva detto.
"Grazie, ma so io con quale carico mi devo allenare" aveva risposto Aleksey, che cercava di nascondere il fastidio.
Zack però sapeva di aver toccato un tasto dolente e aveva deciso di continuare. "Non te la prendere, però lascia i pesi a chi li sa sollevare." E aveva mostrato i bicipiti, sicuro che Aleksey, nonostante indossasse una tuta con le maniche lunghe, non avrebbe mai potuto eguagliarli.
La risposta di Alexey era stata più aggressiva di quanto si aspettasse. "Sei il solito pompato senza neanche un po' di forza."
E qui Zack aveva deciso che quel ragazzino doveva essere rimesso in riga. Lo aveva spinto contro la parete, approfittando del fatto che non ci fosse nessuno a guardarli, e aveva detto "Perché non mi dimostri quanta forza hai tu, allora?"
Dopo lo sconcerto iniziale, Aleksey si era ripreso e aveva risposto "Dove vuoi e quando vuoi".
"Perché non facciamo a casa mia, questo sabato alle 9 di mattina? Così puoi passare il resto del weekend a riprenderti."
Aleksey aveva accettato e i due avevano stabilito di fare una gara di gutpunch per risolvere la questione. Zack si era allenato a dovere per il resto della settimana, senza comunque preoccuparsi per quel ragazzino che, una volta faccia a faccia con lui, si sarebbe arreso subito. E se non l'avesse fatto, un paio di pugni lo avrebbero messo in ginocchio.

Quando Aleksey suonò il campanello, Zack era già pronto: i leggins di lycra aderenti e la canottiera altrettanto stretta sembravano sul punto di scoppiare sotto la spinta dei suoi muscoli già scaldati per l'occasione. Zack si prese un momento per rimirarsi allo specchio in un paio di pose mentre Aleksey raggiungeva il sesto piano.
Finalmente il ragazzo bussò alla porta. Quando Zack aprì, lo vide in jeans e giubbotto neri, chiaramente magro e non più alto di un metro e 75. Una preda perfetta.

Gli fece cenno di entrare.
"Puoi sempre ritirarti" gli disse con un ghigno "Sei ancora in tempo."
"Non se ne parla" rispose Aleksey "A torso nudo?"
"Ovvio" rispose Zack, pronto a vedere il corpo magrolino del suo avversario. Si sfilò velocemente la canottiera, facendo ondeggiare i pettorali pompati.
Quando però Aleksey si sfilò il giubbotto e la felpa, sotto la quale non indossava nessuna maglietta, Zack dovette ammettere di essersi sbagliato: anche se meno muscoloso di lui, Aleksey poteva sfoggiare un fisico invidiabile e tonico, con spalle da nuotatore, pettorali e bicipiti più grandi di quanto Zack si era aspettato vedendolo da vestito e, soprattutto, addominali scolpiti che terminavano in una V perfettamente delineata e fasciata da dei boxer di CK sotto i jeans a vita bassa.

Zack rimase a fissarlo mentre si spogliava, poi si disse di restare concentrato. Lo avrebbe distrutto comunque.
Aleksey si tolse le scarpe e chiese "Vuoi iniziare tu?"
"Ci puoi scommettere. Cinque colpi a testa."
Zack lasciò ad Aleksey giusto il tempo di tendere l'addome e poi fece partire il primo colpo, un diretto centrato all'ombelico. Per sua sorpresa, Aleksey incassò senza problemi e Zack dovette ammettere che quella parete di muscoli era più resistente di quanto avesse pensato. Anche il secondo colpo non sembrò intaccare la resistenza del ragazzo, così Zack decise di sferrare gli altri tre in rapida successione per indebolirlo. Aleksey sembrò accusare quegli ultimi colpi e respirò pesantemente prima di dire "Ora tocca a me".
Zack non se lo fece dire due volte e tese gli addominali, parando i primi due colpi senza problemi. Aleksey si muoveva con una certa fluidità e non sembrava interessato alla velocità quanto piuttosto alla mira: si prese del tempo per il terzo e il quarto pugno, mirando più in alto rispetto ai primi due. Finalmente, il quinto arrivò in prossimità della bocca dello stomaco e riuscì a strappare un gemito a Zack.
"Soddisfatto?" chiese Aleksey, ancora un po' seccato.
Ci fu qualcosa nel suo tono che fece arrabbiare Zack. Afferrò di colpo Aleksey per le spalle e gli sferrò una ginocchiata in pieno addome, piegandolo in due. "Farai meglio a non rialzarti" gli disse, buttandolo sul pavimento.
Poi successe qualcosa di inaspettato e così rapido che Zack non ebbe il tempo di reagire. Aleksey gli sferrò un calcio all'addome che lo fece cadere sul pavimento.
Mentre Zack si rialzava, cercando di ignorare il dolore che quel colpo gli aveva provocato, un secondo calcio lo raggiunse in pieno petto. Sentì l'aria che gli mancava e finì con la schiena contro la parete.
Vide che Aleksey si era messo in una posizione di difesa che avrebbe potuto assumere un pugile esperto. E capì di aver fatto un grosso errore a sottovalutarlo.
Deciso a fargliela pagare, Zack sferrò un pugno in direzione della faccia del ragazzino, che però lo schivò facilmente prima di assestargli un gancio proprio sotto le costole del fianco destro, seguito da un calcio agli addominali. Zack fece qualche passo indietro per evitare di cadere e, mentre Aleksey tornava alla carica, gli sferrò un pugno agli addominali alti. Non ottenne un gran risultato, però: quegli addominali sembravano fatti di cemento. In compenso, si scoprì e ricevette un colpo col palmo aperto in pieno pettorale che gli fece mancare il fiato.
A quel colpo seguì una gomitata in pieno addome e poi un calcio rotante che si abbatté fra la spalla destra e il collo di Zack, che cadde a terra stordito.
Alexey gli montò a sedere sopra, tenendogli i polsi fermi con le mani. "Allora" disse, e questa volta stava ghignando lui "Ti arrendi?"
"Vaffanculo" gli ringhiò contro Zack.
In tutta risposta, Alexey gli sferrò una serie di colpi alle costole sul lato sinistro, poi sul lato destro. Zack sentiva i polmoni andargli a fuoco. Poi Alexey divaricò un po' le gambe e inizò a premere con il pugno chiuso contro gli addominali di Zack, ormai indeboliti dalla stanchezza e dai colpi presi. Zach cercò di resistere ma sentiva i muscoli cedere sotto quella spinta incessante. Sembrava che il suo stomaco stesse per essere schiacciato. Ma decise di non dare questa soddisfazione al ragazzino. Così gli disse di nuovo "Vaffanculo".
"Tu non impari mai, eh?" disse Aleksey. Lo prese per sotto le ascelle e, con una forza che ormai per Zack non era più così inaspettata, lo alzò e lo piazzò contro il muro.


"Vediamo quanto carico riesci a fare la prossima volta" disse Aleksey in tono feroce, iniziando a tempestare di pugni i pettorali di Zack. Ogni colpo sembrava in grado di rompere la pietra e, per quanto duri, i muscoli di Zack iniziarono a subire presto. Aleksey si divertiva ad alternare i colpi fra pugni, colpi a mano aperta e di taglio, e Zack si chiese, con la lucidità che gli rimaneva, se quel ragazzino non avesse anche studiato karate.
Poi fu la volta delle braccia. Aleksey prese di mira i bicipiti con una precisione chirurgica, colpendo nervi e tendini prima di passare ai bicipiti. "Questi non ti sono più utili adesso, eh?"
Infine passò agli addominali, già indeboliti. Prima sferrò una coppia di calci, colpendo con la pianta del piede quei quadretti di cui Zack era tanto orgoglioso. "Non resistono un cazzo" lo sfotté, poi gli prese una mano, stringendo bene il polso, e se la passò sui suoi. "Senti? Questi sì che sono resistenti."
Poi iniziò a colpirlo con i pugni, sempre alla bocca dello stomaco, per distruggerlo. Zack pensò che avrebbe vomitato. Si sarebbe arreso ma non aveva più fiato per parlare. Dopo una raffica di dieci-undici colpi, sentì che i suoi addominali stavano cedendo. Fu allora che Aleksey gli sferrò un gancio al centro dell'addome e Zack sentì che le forze lo abbandonavano.
Cadde in ginocchio e riuscì appena a mettere le mani avanti per proteggere un minimo la faccia, poi rimase lì, fermo.
Aleksey gli sollevò il braccio destro e lo fece ricadere sul pavimento tre volte. "Ding ding" disse, con un ghigno diabolico "KO."